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al testo proposto da Giuliano Brenna
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Guardare il fiume fatto di tempo e di acqua
E ricordare che il tempo è un altro fiume. Sapere che noi ci perdiamo come il fiume E che i volti passano come l'acqua. Sentire che la veglia è un altro sogno Che sogna di non sognare e che la morte Che la nostra carne teme e questa morte Di ogni notte, che si chiama sogno. Vedere nel giorno e nell'anno un simbolo Dei giorni dell'uomo e dei suoi anni. Convertire l'oltraggio degli anni In una musica, una voce e un simbolo. Vedere nella morte il sogno, nel tramonto Un triste oro, tale è la poesia Che è immortale e povera. La poesia Torna come l'alba e il tramonto. Talora nel crepuscolo un volto Ci guarda dal fondo di uno specchio: L'arte deve essere come questo specchio Che ci rivela il nostro proprio volto. Narrano che Ulisse, sazio di prodigi, Pianse d'amore scorgendo la sua Itaca Verde e umile. L'arte e questa Itaca Di verde eternità, non di prodigi. Ed è pure come il fiume senza fine Che scorre e rimane, cristallo di uno stesso Eraclito incostante, che è lo stesso Ed è altro, come il fiume senza fine. |
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